Se cè un oggetto che ha cambiato la vita di tutti è stato sicuramente il cellulare.
Per molti gli anni 90 hanno segnato l’inizio della fine, grazie all’avvento e al successo dei cellulari.
Facciamo prima un salto nel passato. La tecnologia cellulare fu creato nel 1979 in Giappone, quello l’anno della nascita della prima rete mobile, chiamata successivamente 1G (prima generazione).
Realizzata dalla NTT a Tokyo, era totalmente analogica, come quelle che poi sorsero in altre parti del mondo. Usavano frequenze radio sopra i 150mhz e permettevano di poter usare solo la voce a un solo utente per volta per ogni banda di frequenza.
La prima chiamata con un cellulare risale al 3 aprile 1973 e fu effettuata a New York con un Motorola DynaTac. I giapponesi non fecero altro che il primo passo verso la massificazione di una tecnologia che era ancora troppo poco conosciuta.
In Italia prima del celllulare, vediamo comparire il Teledrin, ovvero il cercapersone, che ci costringeva a cercare un telefono fisso per raggiungere chi ci aveva cercati.
A metà degli anni ’80 le automobili diciamo di “lusso” si accessoriano con un nuovo, ambitissimo optional: un telefono, spesso incassato nel bracciolo anteriore o nel cruscotto, che permetteva a manager di un certo livello o personalità politiche di non interrompere il lavoro neanche durante le trasferte.
I cercapersone e i telefoni da auto funzionavano su rete 1G o come venne chiamata in Italia TACS (acronimo di Total Access Communication System).
I modelli più evoluti si potevano staccare dall’auto e portare in giro, non senza aver asportato anche le enormi ed ingombranti batterie grandi come valigette o borselli, sottobraccio o addirittura a tracolla. Funzionavano? Molto poco. Ricezione scarsa e comunque possibile solo all’esterno degli edifici, bastavano pochi passi per rendere il segnale instabile e le interferenze erano frequentissime. Le auto che montavano il telefono a bordo si riconoscevano a colpo d’occhio, anche senza guardare all’interno: sul tetto avevano un inequivocabile, lunghissimo antennone impossibile da non notare.
La richiesta di comunicare in mobilità si faceva sempre più massiccia e un po’ tutti, dopo il Motorola DynaTac, nel 1990 la SIP presenta due modelli di telefoni cellulari “senza valigia” destinati al grande pubblico: il Nokia Cityman e il Motorola Micro Tac. Non per tutte le tasche (costavano circa 3 milioni di lire il primo e circa 4 il secondo, come dire 1500 e 2000 euro odierni).
Io avevo il primo, più simile a un telecomando che a un telefono, pesante, ingombrante, con poca autonomia, con poca ricezione, sincero, faccio fatica a ricordare un pregio.
Circa mezzo chilo l’uno, un’autonomia di un’ora in chiamata, ma finalmente portatili (anzi portabili). La batteria era ricaricabile e non si era più vincolati all’automobile o alla valigetta a tracolla.
Il Micro Tac diventò immediatamente uno status symbol da vip: possederlo era roba da ricchi.L’evento trainante che spinse la diffusione dello standard TACS in Italia e di conseguenza dei telefoni cellulari furono i mondiali di calcio del 1990.
Ad aprile di quell’anno SIP attivò la prima rete a 900mhz lungo le assi autostradali Torino – Venezia e Milano – Napoli. Tutte le città toccate da questa immaginaria croce si trovarono quindi ad essere coperte. A maggio, il segnale arrivò in tutte le città che avrebbero ospitato una partita del Mondiale, per favorire i calciatori ma anche e soprattutto i giornalisti e tutti i professionisti che ruotavano intorno a questi grandi eventi.
Aumentarono così gli abbonamenti, nonostante i costi proibitivi, tra terminali, chiamate e tasse e imposte varie le bollette si misuravano tranquillamente in milioni di lire.
A fine 1991 gli abbonati al servizio cellulare erano 560.000, il tasso di crescita più alto in Europa. Il 1 gennaio 1994, con 1.200.000 abbonati, SIP era il primo gestore di telefonia mobile in Europa. Lo standard TACS aveva altri forti limiti, primo il fatto che il numero di conversazioni contemporanee per cella era limitato. Erano facili da clonare e da intercettare in quanto il segnale analogico non era cifrabile. Bastava una comune ricetrasmittente per ascoltare le telefonate di chi si trovava nei pressi, alla faccia della privacy.
In conversazione capitava improvvisamente di sentire altre voci ed era necessario che qualcuno riagganciasse per liberare la linea.
Nel 1994, l’ingegnere Mauro Sentinelli, inventò e promosse il 2G, ovvero lo standard GSM, acronimo di Global System for Mobile (Communications). La sim ricaricabile e il GSM cambiarono la vita delle famiglie italiane per sempre.
Il costo dei cellulari inizio velocemente a diminiuire, nel 1996 “bastavano” 500.000 lire per un telefono e 100.000 lire per una sim ricaricabile.
Nel 1998 l’Italia era nei primi 10 paesi al mondo per l’uso dei telefonini, i numeri competevano con quelli degli Stati Uniti.
Un telefonino costavae meno di un motorino e più o meno quanto uno stereo, diventando così il regalo più desiderato per gli adolescenti e i neo diciottenni. Nel 1999 il numero di utenze cellulari superò quello delle fisse e il telefonino entrò nel paniere Istat come indice di benessere.
Nel 2000 il 65% delle famiglie italiane risultava possederne almeno uno. I cellulari furono il sistema per mettere i contanto luoghi isolati, le campagne, le isole, i paesini di montagna e tutti quei luoghi in cui il telefono fisso faticava ad arrivare.
Da li in poi potevamo “finalmente” comunicare con il mondo.
Fonti:
uniontel.it
Storia della comunicazione telefonica italiana di Danilo Tomassini, ed. Sandit 2014